I rischi dello sharenting: l’intervista a TPI
TPI (The Post Internazionale) ha intervistato Gianluigi Bonanomi sulle conseguenze dello sharenting. Ecco l’articolo.
I rischi dello “sharenting”, dal cyberbullismo alla pedofilia: intervista a Gianluigi Bonanomi
Il giornalista e noto formatore digitale, autore del libro “Sharenting”, spiega a TPI perché pubblicare le foto dei propri figli sui social network non è mai una buona idea
I rischi dello sharenting, dal cyberbullismo alla pedofilia – intervista a Gianluigi Bonanomi, giornalista e formatore digitale
“Cosa vorrai che sia? È solo qualche foto innocente”. Più o meno è questo quello che sostengono i tanti genitori che non si fanno troppe preoccupazioni nel condividere immagini dei loro figli sui social network. Ma è davvero così? Non secondo Gianluigi Bonanomi, giornalista e noto formatore digitale, nonché autore di numerosi libri divulgativi di succsso, tra cui “Sharenting”, che già dal titolo mette in guardia i genitori (deputati al “parenting”) nel rapporto tra i loro figli e la Rete, con le sue infinite potenzialità di sharing. “Certo, sono solamente delle immagini, nella maggior parte dei casi effettivamente innocenti, non sessualizzate diciamo. Ma non dobbiamo dimenticare che viviamo in una società dove l’immagine è tutto e i rapporti sociali non sono più filtrati dall’incontro a quattrocchi. Tutto corre in rete, è la percezione è ben diversa, soprattutto fra i più giovani”, spiega Bonanomi.
Sharenting e cyberbullismo: un rischio concreto
“Delle semplici immagini possono dare l’occasione di sfogarsi a qualche cyberbullo, che potrebbe non esitare a ricondividerle accompagnandole con frasi ben poco lusinghiere”, spiega Bonanomi a TPI. “Saranno pure bambini, ma sappiamo bene che spesso i più piccoli possono essere molto crudeli sotto questo profilo, spesso senza nemmeno rendersi conto delle conseguenze che potrebbero avere le loro azioni. Tra l’altro, non è detto che sono cose che accadono immediatamente. Queste immagini possono rimanere sopite a lungo, per poi venire riprese in seguito, quando magari i figli sono cresciuti, e si trovano ridicolizzati dagli amici per qualcosa avvenuto anni prima”.
Sharenting e pedofilia: mai sottovalutare i pervertiti
“Il cyberbullismo può portare a serie conseguenze, ma non è l’unico rischio che si corre quando ci si lascia trasportare dallo sharenting. Come reagireste sapendo che le foto dei vostri figli sono in mano a qualche pedofilo? Sembra impossibile? Mica tanto. Secondo uno studio della Children’s eSafety Commissioner australiana, la metà delle foto scambiate dai pedofili proveniva dalle bacheche di Facebook”. Praticamente, ci sono pervertiti che prendono foto di bimbi dai social e le distribuiscono sui loro network, caratterizzandole in maniera sessuale: “Esatto. Non parliamo necessariamente di bambini nudi mentre fanno il bagno, ma di immagini estremamente innocenti di infanti che nuotano, che giocano o che fanno sport, che vengono condivise fra gruppi di pedofili accompagnate da ‘commenti estremamente espliciti e disturbanti’, come ha spiegato uno degli investigatori della commissione, Alastair MacGibbon”.
Non a caso, Bahareh Ebadifar Keith e Stacey Steinberg, pediatri della University of Florida hanno scritto sulla rivista medica JAMA Pediatrics che la condivisione di immagini online dei figli “introduce nuovi rischi ancora da esplorare per i bambini, e alcuni genitori sono privi dell’esperienza, della competenza e della prudenza necessari a proteggere i figli da questi pericoli”. Steinberg insiste anche sul fatto che non vuole certo impedire ai genitori di esprimersi. “Non sto cercando di silenziare i genitori”, ha spiegato, “Penso che stiamo vivendo in un’era estremamente connessa. Abbiamo un forte desiderio di condividere le nostre storie, ed è importante. Ma i nostri figli sono parte integrante di queste storie. Quando posti un’immagine, chi è che potrebbe vederla?”.
“Possiamo limitare la privacy, evitare che i contatti che ne hanno accesso possano condividerla a loro volta, ma ci vuole poco a prendere uno screenshot e far sfuggire l’immagine al controllo previsto. Proprio per questo motivo il consiglio degli studiosi del fenomeno è quello di andare sempre coi piedi di piombo e riflettere sempre se è il caso o meno di pubblicare una foto dei propri pargoli”, conclude amaramente Bonanomi.
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