Sharenting a Pordenonelegge 2023: l’intervista del TG3Friuli

Nell’edizione delle 19:30 del TG3 Regionale del Friuli Venezia Giulia del 13 settembre 2023 è andato in onda questo servizio dal titolo: “A Pordenonelegge Bonanomi sul fenomeno sharenting. Il giornalista e formatore presenta il suo nuovo libro sui rischi della sovraesposizione dei figli on line”.

La campagna scioccante di Deutsche Telekom sullo sharenting

Una potente campagna pubblicitaria ha recentemente catturato l’attenzione dei genitori in tutto il mondo. Creata da Deutsche Telekom, la campagna presenta una bambina modificata digitalmente per sembrare adulta e invita i genitori a riflettere sulle conseguenze del condividere foto e video dei propri figli sui social media. Il video evidenzia come l’intelligenza artificiale possa facilmente manipolare le immagini dei bambini condivise dai genitori, portando a potenziali abusi di identità, truffe, deepfake e, nel peggiore dei casi, pornografia infantile.

Il video

La storia di Ella, una bambina di nove anni, è al centro della campagna. Ella diventa il volto delle possibili conseguenze negative del condividere foto e video dei più piccoli online. Ecco il video:

«Influenza americana forte, ma l’asse si sta spostando verso la Cina con TikTok», la mia intervista per Giornalettismo

Questa intervista è stata pubblicata su Giornalettismo il 9 marzo 2023.

«Influenza americana forte, ma l’asse si sta spostando verso la Cina con TikTok», intervista a Gianluigi Bonanomi

Gianluigi Bonanomi, autore di un libro sullo sharenting e formatore, ha risposto alle domande di Giornalettismo sulla consapevolezza del fenomeno presso i genitori

Quanta consapevolezza hanno bambini, adolescenti e genitori del fenomeno dello sharenting? Abbiamo cercato di capire da chi si occupa di educazione, formazione e informazione nei settori scolastici e universitari qualcosa in più. La redazione di Giornalettismo si è mossa contattando Gianluigi Bonanomi, giornalista e formatore che gira l’Italia facendo workshop sull’utilizzo di una tecnologia consapevole e che ha scritto il libro “Sharenting. Genitori e rischi della sovraesposizione online”.

La genesi di un libro sullo sharenting

Si tratta di una tematica di cui si sta iniziando a parlare in maniera meno settoriale da poco, seppure il termine esista già dal 2010: «Ho iniziato a occuparmi di sharenting circa sei o sette anni fa – ha raccontato Bonanomi -. L’interesse è nato dalla mia attività precedente: ero un giornalista informatico e talvolta mi occupavo anche di rischi della rete. Dieci anni fa sono diventato papà e ho iniziato a maturare un interesse verso questo tema anche perché facendo diversi incontri formativi incontravo sempre più genitori che mi facevano domande sul tema».

«Si parla spesso dei rischi che i bambini e i ragazzi corrono su internet, di quanto siano indifesi e sprovveduti, quando invece il focus doveva essere spostato sui genitori. Ho iniziato quindi a fare delle ricerche e a scrivere degli articoli per alcune riviste poi ho avuto l’idea di mettere insieme tutto il materiale e ho scritto il mio libro edito da Mondatori, a cui ho lavorato per circa un anno che è uscito nel 2020. Durante la pandemia il fenomeno dello sharenting si è acuito, era il momento adatto per parlare di questo tema».

«Influenza americana forte, ma l’asse si sta spostando soprattutto verso la Cina»

«È vero che l’influenza americana e inglese è stata forte – spiega l’autore parlando dello sharenting – ma l’asse si sta spostando verso est e soprattutto verso la Cina: uno dei più pericolosi strumenti di sharenting a oggi è TikTok. Il fenomeno comunque ha assunto una portata globale, infatti la Francia sta discutendo una legge per limitarlo». 

«Dal punto di vista legislativo credo sicuramente che dovrebbe esserci un intervento ma sono anche convinto che la vera differenza vera la faccia la cultura digitale e la sensibilità dei genitori e delle istituzioni. Il rischio è che le leggi possano essere aggirate o ignorate», ha riflettuto Gianluigi Bonanomi valutando se fosse più essenziale l’educazione o la legge.

Quei genitori «scettici e poco consapevoli del problema»

Guardare il dito e non la luna: «Le persone sono concentrate sui pericoli della rete per i ragazzi e invece io insisto nel dire che molti dei problemi che riguardano bambini e ragazzi sono causati dall’atteggiamento dei genitori – spiega il giornalista -. I genitori sono scettici e non molto consapevoli del problema. Quando dico, per esempio, che il 50% delle foto trovate nei database dei pedofili derivano da condivisioni scriteriate da parte dei genitori allora iniziano ad alzare le antenne. Faccio vedere loro molti esempi, celebri e meno celebri».

«Per esempio su TikTok c’è la “sfida delle mamme” che prevede di postare tre foto: una durante il parto, una del bambino appena nato e una quando il bambino è cresciuto.  Questo è un fenomeno diffuso che può avere delle conseguenze importanti. Quando mostro questi esempi spesso mi dicono che hanno postato anche loro queste foto o che le hanno viste pubblicate da altri».

«In tutti questi casi non si mette a rischio solo la privacy del bambinosi costruisce la sua identità digitale a piacimento dei genitori con il rischio di metterlo in imbarazzo in futuro. Ci sono anche risvolti legali: un genitore che fa la foto di un gruppo di bambini, per esempio, a un compleanno e la pubblica su Instagram può farlo per quanto riguarda suo figlio ma non per quanto riguarda i figli degli altri perché sta condividendo informazioni personali di figli altrui».

Cultura digitale per la consapevolezza

Gianluigi Bonanomi punta tutto sulla cultura digitale: «Io credo che servano delle iniziative di cultura digitale per aumentare la consapevolezza sia sulle opportunità ma soprattutto sui rischi dell’utilizzo della tecnologia perché vedo che c’è un livello medio basso di consapevolezza e di capacità di utilizzo degli strumenti. Credo che, in generale, nei percorsi sulla genitorialità vada sempre inserito un modulo sulla genitorialità digitale per fare in modo che i genitori possano riconoscere i rischi».

Il video “Stop sharenting” di Unicef Norvegia

In un articolo sul portale Mar dei Sargiassi, a firma di si parla in modo approfondito di sharenting. Ecco una citazione:

Resta però da discutere un aspetto fondamentale dello sharentingle baby star non saranno per sempre baby. Cresceranno e svilupperanno una coscienza propria, non per forza in linea con quella dei genitori. Emblematica la sentenza del 2017 a favore di un ragazzo che aveva citato i genitori per le numerose immagini di sé postate online senza il suo consenso. Tra i rischi di questa condivisione compulsiva, infatti, non vi sono soltanto pericoli legati all’adescamento di minori o alla pedopornografia, ma anche una grandissima ripercussione psicologica dovuta alla violazione della privacy, diritto fondamentale di ogni essere umano, adulto o bambino che sia.

E ancora:

Come ci mostra lo spot Stop Sharenting di UNICEF Norvegia, quando i bambini saranno più grandi e consapevoli si ritroveranno come circondati da un’enorme e straniante esibizione della loro vita. Scopriranno di possedere un’identità digitale pregressa su cui non hanno avuto alcun controllo ma che si porteranno dietro per sempre. Ognuno con la sua personale, inopinabile emotività. Condividere dunque la propria vita e, di conseguenza, i propri affetti è un fenomeno ormai comune ma credere che qualsiasi contenuto, specie se riguarda minori, vada bene solo perché i genitori siamo noi, significa oggettificare il proprio figlio, identificarlo come un prolungamento di noi stessi e mancare di empatia.

Ecco il video citato:

Ringrazio l’autrice per aver citato il mio libro.

La recensione di “Sharenting” (Mondandori) sul blog “La mente pensante”

Nel gennaio 2023 il blog “La mente pensante” ha pubblicato una recensione, a firma di Elena Galbusera, del testo “Sharenting”:

Ho letto tutto d’un fiato Sharentig, il libro di Gianluigi Bonanomi. Essendo mamma da poco questo è un tema che mi coinvolge in prima persona.

Partendo dal presupposto che il ruolo di genitore è probabilmente il più difficile da affrontare il fatto di poter avere degli strumenti utili che ci possano guidare, è fondamentale. Parlando del mondo web lo è ancora di più. Sappiamo tutti come i social siano in constante evoluzione e soprattutto come sia difficile stare al passo con questi cambiamenti soprattutto per noi che non siamo nativi digitali.

Cosa significa sharenting?

La parola “sharenting ” è una crasi di «sharing», ovvero condividere, e «parenting», ovvero essere genitori e si riferisci all’abitudine dei genitori di postare e condividere le foto dei figli. Abitudine questa che può avere dei risvolti gravi spesso ignorati. Nel libro si fa riferimento a numerosi casi di VIP che postano qualsiasi momento della vita dei propri figli ma questa, come ben sappiamo, è una pratica comune a moltissimi genitori.

Una delle prime ricerche per analizzare il fenomeno è stata condotta nel 2014, presso l’Università del Michigan, intervistando 569 genitori di bimbi fra 0 e 4 anni di età. Dalla ricerca emerse che il 56% delle madri e il 34% dei padri avevano postato sui social informazioni riguardanti i figli. Ancora più interessante un secondo dato: il 70% degli intervistati conosceva un genitore che aveva postato informazioni che potevano risultare imbarazzanti per un bambino (56%), che aveva condiviso affermazioni che permettevano di localizzare un bambino (51%), o che aveva pubblicato foto che potevano risultare inappropriate di un bambino (27%).

Conoscere i rischi

Il testo non vuole demonizzare la condivisione di foto ma dare informazioni importanti su quali possono essere i rischi e le conseguenze, spesso sconosciute, di questa pratica e su come tutelare la privacy dei propri figli.

L’autore ci fa riflettere con due semplici domande che tutti noi dovremmo porci e alle quali dovremmo rispondere con tutta sincerità prima di cliccare sul tasto condividi:

  • Perché lo faccio?
  • Cosa potrebbe pensare un domani mio figlio di questa esposizione?

Alla prima domanda la risposta è abbastanza semplice. Le motivazioni che spingono mamme e papà a condividere le foto dei propri pargoli sono: la gioia della condivisione, l’orgoglio, l’appagamento narcisistico e la pressione sociale. Mentre le prime due motivazioni sono tutto sommato positive le altre due lo sono meno e sono le classiche motivazioni dettate dai social. Il mettersi in mostra, il far vedere come siamo belli e bravi nel ruolo dei genitori ed ottenere delle conferme attraverso i Like.

Un dato relativo alla seconda domanda ci viene fornito da uno studio italiano del 2016 scopriamo che l’87% delle mamme crede di avere il diritto di pubblicare foto dei figli e analoga percentuale non ha mai consultato i figli prima di condividere le loro foto. Ma il problema si pone quando il nostro bimbo/a avrà raggiunto un’età tale da essere consapevole che la propria immagine, magari con scatti che a mamma e papà sembravano simpatici e invece sono per lui/lei imbarazzanti, girano sul web. Ed è qui che entra in gioco il discorso della violazione della loro privacy esponendo i bambini/ragazzi ad alcuni pericoli come il cyberbullismo, il cyberstalking, il furto di identità e l’ancora più pericolo grooming (adescamento), fenomeni ben analizzati nel testo.

Non sappiamo chi si cela dietro lo schermo

Ricordiamoci sempre che una volta che una foto è stata postata è di dominio pubblico, è nel web e lì rimane! E soprattutto che dall’altra parte dello schermo esistono persone reali e non sempre con buone intenzioni. A me come a tantissimi bambini hanno sempre detto di non parlare con gli sconosciuti ed è proprio questo che stiamo facendo postando le foto dei nostri figli, li stiamo dando in pasto a dei perfetti estranei.

Il libro tratta ampliamente anche i vari aspetti legali dello sharenting.

A chiusura troviamo diverse interessanti interviste agli esperti del settore in grado di chiarirci ancora di più le idee, e un test sullo sharenting al quale, devo essere onesta, ho risposto in totale serenità. Questo perché è mia abitudine non postare mai foto della mia bambina. Sarà che conosco Gianluigi da anni e abbiamo sempre parlato di questa tematica (ancora prima di diventare mamma), inoltre sono gelosa della mia privacy e in più faccio parte ancora di quella generazione che ama la carta e che quindi stampa le foto e riempie migliaia di album da condividere solo con amici e parenti.

A tutti gli incontri che l’autore tiene su questo tema è solito spiegare le diverse ragioni per le quali le sue figlie non sono online tra queste una tra le tante è che “le mie bimbe sono persone e in futuro avranno il diritto di gestire la propria presenza online come meglio credono, senza essere associate alle foto che ho diffuso io. I figli, inoltre, ci chiedono coerenza: come posso dire alle mie figlie di non sovraesposti, per esempio postando selfie in continuazione, se fino al giorno prima ho pubblicato io le loro immagini?”.

Come dargli torto?

La mia intervista a IoDonna sul grand-sharenting

Sul numero di IoDonna del 12 dicembre 2022 c’è una mia intervista. Parlo di grand-sharenting:

Quando sono i genitori (o i nonni) a condividere
Certo, la partita diventa più complicata quando a sovraesporre
i più piccoli nella dimensione social sono proprio i
genitori. Gli anglofoni hanno coniato un termine per identificare
questa abitudine: la parola è “sharenting”, che è una crasi
di “sharing” (condividere) e “parenting” (essere genitori). «Il
fenomeno non è nuovo. Oggi, però, sono sempre più spesso
anche i nonni a postare materiale riguardante i nipoti» spiega
Gianluigi Bonanomi, autore del libro Sharenting. Genitori e rischi
della sovraesposizione dei figli on line (Mondadori). «Questo
fenomeno si chiama “Grand-sharenting”: gli anziani usano in
prevalenza Facebook,mentre i genitori Instagram,
ma i rischi sono i medesimi». Postare foto dei figli,
oppure nipoti, con indicazioni su dove vanno
a scuola, quando giocano a calcio o vanno al mare
possono esporli a crimini come cyberbullismo, furto
d’identità o “childgrooming” (una forma di adescamento
che consiste nel coltivare un rapporto di
amicizia con il bambino allo scopo di abbassare le
sue difese e con l’obiettivo finale di abusarne sessualmente).
«Sembra incredibile,ma la metà delle
foto trovate nei database dei pedofili sono state incautamente
messe a disposizione direttamente dai genitori su
social network e sistemi dimessaggistica» sottolineaBonanomi.

Qui si può leggere l’intero articolo:

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Giornata nazionale sulle dipendenze tecnologiche Di.Te. 2022 a Napoli: il video del mio intervento sullo sharenting

LAssociazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo ha organizzato il 26 novembre 2022 presso il Ramada Hotel di Napoli la VI Giornata Nazionale in materia di Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo dal temaBambini e Adolescenti Digitali. Il Corpo e la Mente tra Iperconnessioni e Realtà Mediata. Il focus principale della giornata è stato posto sullimportanza di creare un piano di prevenzione contro i rischi che la tecnologia può presentare al corpo e alla mente dei bambini e degli adolescenti, i quali possono avere un effetto domino su tutta la famiglia. Ecco il video integrale del mio speech:

I rischi dello sharenting: la mia intervista per il podcast 1234 di SkyTG24

Nel settembre 2022, il giornalista di SkyTG24 Alberto Giuffrè mi ha intervistato per il suo podcast “1234“. Qui la registrazione dell’intervista:

Si può riascoltare la puntata anche su tutte le maggiori piattaforme di podcasting.

Qui su Spotify:

Qui su Spreaker:

Ascolta “Genitori che condividono le foto dei figli sui social: i rischi dello sharenting” su Spreaker.

Qui sul sito della trasmissione:

 

“Sharenting: genitori e rischi della sovraesposizione dei figli online”: la mia intervista per la radio australiana SBS

Nel luglio del 2022 sono stato intervistato dalla radio australiana (di lingua Italiana) SBS sul tema dello sharenting. Questa la registrazione dell’intervista:

 

Women for Security: video-intervista sullo sharenting

Il 21 marzo 2022 l’associazione Women for Security ha pubblicato sul proprio canale YouTube l’intervista a Gianluigi Bonanomi:

Sharenting deriva dalla fusione dei termini inglesi “share” (condivisione) e “parenting” (genitorialità) e indica un fenomeno tipico dell’era digitale, l’abitudine di condividere online informazioni, immagini e video dei bambini da parte proprio dei loro genitori. Si tratta di un comportamento che parte da motivazioni innocue ma che può comportare rischi in ottica di privacy, cyberbullismo, furto di identità e altro. Ne ha parlato in questo video @Cinzia Ercolano, fondatrice della community Women For Security, con @Gianluigi Bonanomi, formatore sulla comunicazione digitale e autore del libro “Sharenting”. Gianluigi spiega quali sono le motivazioni alla base di questo fenomeno e offre suggerimenti sui comportamenti da evitare, mettendo al primo posto la “regola del buonsenso”. Per saperne di più sullo Sharenting, Gianluigi ha anche dedicato un sito al tema, https://sharenting.it: qui potrai anche fare un test per scoprire se i i tuoi comportamenti sono a rischio!